Discorso al presidio del Sindacato SSM contro la No Billag di martedì 19 dicembre 2017 a Comano di Olmo Cerri, come membro di AFAT, l’Associazione Film Audiovisivo Ticino.
Io sono un lavoratore dell’audiovisivo indipendente, ho fatto le mie formazioni in Ticino e proprio qui tutti i giorni lavoro. E non sono il solo. In Ticino siamo diverse centinaia, uomini e donne, giovani e meno giovani, e se dovesse passare l’iniziativa No Billag, dalle conseguenze imprevedibili, saremmo probabilmente tutti disoccupati.
Ogni giorno, con tanta passione, cerchiamo di produrre film e documentari. Con una tenacia che risulta inspiegabile ai più, mettiamo in piedi set cinematografici sul territorio, percorriamo centinaia di chilometri per intervistare persone, scriviamo pagine e pagine di sceneggiatura, giriamo ore di immagini, insomma, raccontiamo le storie che ci descrivono e che costituiscono la nostra identità e che speriamo possano aiutare a far crescere una riflessione sul nostro passato, presente e futuro.
Abbiamo realizzato centinaia di produzioni che negli ultimi anni hanno portato nel nostro cantone milioni di franchi che vengono da enti internazionali pubblici e privati e da catene televisive di tutto il mondo. Per i film che facciamo lavorano, oltre a tecnici e attori anche ristoratori, albergatori, autisti, manovali, elettricisti, venditori, sarte, cuochi e altre decine di figure professionali. La filiera dell’audiovisivo grazie a un forte legame con il territorio ha una rilevanza strategia per l’economia del nostro paese. Non per niente è stata creata dal dipartimento dello sviluppo economico e promossa dal Gran Consiglio, la Ticino Film Commission. Un efficace centro di competenze che da 4 anni promuove l’economia, il turismo e la cultura della nostra regione nel mondo dell’audiovisivo ma che però, purtroppo, non ha ancora i mezzi finanziari per aiutare i produttori indipendenti a sviluppare i nuovi progetti di film. E per fortuna che c’è la SSR che entra in coproduzione assicurando una percentuale dei costi dei film e che ci permette di avere una base per trovare altrove i fondi necessari. Senza questa quota di partecipazione sarebbe impensabile avviare queste produzioni cinematografiche.
Allo stesso tempo le decine di film e documentari di produzione ticinese su cui abbiamo lavorato sono stati distribuiti e visti in tutto il mondo. Portiamo l’immagine del nostro paese al mondo. E questo crediamo sia un valore indiscutibile. Il nostro lavoro è la voce di tutti.
Se passasse la “No Billag” vorrebbe dire condannare a morte non solo le radio e le televisioni svizzere, ma tutta la filiera dell’audiovisivo. Non ci sarebbero i Frontaliers e la Palmira, non ci sarebbe le serie TV, non avremmo storie che partono da Mariuccia Medici e arrivano al Bussenghi da raccontare, non ci sarebbe Sinestesia, non ci sarebbe Tutti giù, non ci sarebbe Non ho l’età, non ci sarebbe la mia vita da Zucchina e centinaia di altri titoli. Anche il Festival di Locarno subirebbe un duro colpo e così le scuola di cinema e tutte le istituzioni culturali e sociali legate, e non legate, alla filiera dell’audiovisivo.
Per questo invitiamo tutti a contrastare, con ogni media necessario, l’iniziativa No Billag.
Olmo Cerri,
regista e membro di comitato di AFAT,
Associazione Film Audiovisivo Ticino